Esistono tuttavia tensioni tra i responsabili dell’IT e quelli delle altre line-of-business sul rischio di agire troppo rapidamente o di perdere il controllo sui dati. Credito: Getty Secondo un recente sondaggio condotto da Foundry, editore di CIO.com, tra i leader aziendali e IT, l’IA generativa sta già facendo breccia, ma non sempre è sotto il controllo del reparto tecnologico. L’indagine ha rilevato una certa tensione tra i responsabili delle aziende che puntano, innanzitutto, sull’individuazione di vantaggi competitivi, e quelli dell’Information Technology impegnati principalmente nella limitazione dei rischi. Circa il 62% degli intervistati ha dichiarato che le proprie società stanno utilizzando attivamente l’intelligenza artificiale generativa, mentre il 23% ha affermato di essere ancora in una fase esplorativa, con il 14% che sostiene, invece, di valutare la possibilità di implementarla. Rimane solo l’1% che dice di aver provato l’intelligenza artificiale generativa e di averla scartata, oppure di non avere alcuna intenzione di impiegarla. È interessante notare come i dirigenti non IT abbiano dichiarato di utilizzare attivamente l’IA generativa (73%) più di quelli dell’hi-tech (59%), il che suggerisce che ci sono molte sperimentazioni in corso al di là della sfera di competenza del reparto tecnologico. Le aziende con 5.000 o più dipendenti sono più propense (69%) a sperimentare questa tecnologia rispetto a quelle più piccole (57%). SUBSCRIBE TO OUR NEWSLETTER From our editors straight to your inbox Get started by entering your email address below. Inserisci un indirizzo e-mail valido Abbonarsi L’entusiasmo per l’IA generativa, una costola dell’intelligenza artificiale che può essere utilizzata per creare autonomamente nuovi contenuti come immagini, video o testi, varia da un settore all’altro. Quello della vendita al dettaglio o dei servizi finanziari è stato il più propenso (62%) a dichiararne l’uso attivo, seguito dal manifatturiero, dal produttivo e distributivo (59%) e dal tecnologico (56%). Tensioni ai vertici Quando Foundry ha chiesto agli intervistati se il rischio maggiore per la loro impresa fosse quello di muoversi troppo velocemente (adottare l’IA generativa nonostante i rischi per la sicurezza o i problemi etici) o troppo lentamente (essere visti come ritardatari o non creare un vantaggio competitivo), sono emerse alcune interessanti divisioni. I leader dell’Information Technology si sono detti più propensi (56%) a considerare l’adozione troppo rapida come una minaccia maggiore di un’adozione troppo lenta, considerata più pericolosa dai dirigenti non IT (52%). Sulla stessa questione, gli intervistati del settore dei servizi finanziari si sono divisi equamente, mentre i retailer sono decisamente propensi al rischio, con il 60% che considera la lentezza come la principale minaccia (a fronte del 58% delle aziende nel settore tecnologico). Inoltre, le imprese con 5.000 o più dipendenti sono più inclini alla cautela: il 75% ritiene che la lentezza sia la minaccia numero uno, mentre per le aziende più piccole la percentuale scende al 62,8. I freni all’uso dell’IA generativa L’elemento che più probabilmente frena l’entusiasmo per l’IA generativa (41% in generale e 42% tra i leader IT) è la legge, o almeno le questioni legali legate alla produzione di contenuti. Parliamo di problemi di copyright, violazioni della privacy o responsabilità per aver fornito o agito in base a sistemi di intelligenza artificiale mal addestrati o implementati. I leader non informatici, tuttavia, si dicono più preoccupati (40%) per la perdita di controllo sui dati aziendali. Questo aspetto preoccupa solo il 23% dei responsabili IT, forse perché conoscono meglio le opzioni tecnologiche disponibili per la prevenzione della perdita di dati [in inglese] o per l’addestramento [in inglese] e l’esecuzione di modelli generativi di intelligenza artificiale on-premise [in inglese] o in cloud privati per mantenere al sicuro i dati aziendali. Il timore che i dipendenti possano utilizzare l’IA generativa senza autorizzazione è più elevato tra i leader IT (22%) che tra i dirigenti non IT (14%). Questo potrebbe essere dovuto al fatto che questi ultimi non IT possono vedere i benefici di una sperimentazione precoce e non autorizzata, mentre i top manager IT devono poi risolvere le eventuali problematiche [in inglese]. Uno dei superpoteri dell’intelligenza artificiale generativa è quello di far commettere errori più rapidamente, ma solo il 13% degli intervistati (14% nell’IT, 9% non IT) ha citato la mancanza di fiducia nei suoi risultati [in inglese] come la principale preoccupazione. In che modo le aziende utilizzano l’IA generativa Quasi il 90% degli intervistati ha dichiarato di avere progetti di IA generativa in corso o appena avviati. La formazione e l’aggiornamento dei dipendenti su questa tipologia di intelligenza artificiale è l’area in cui sono più avanzati (51% in corso, 38% appena iniziati), con le aziende di servizi finanziari che hanno la maggiore probabilità (59%) di avere progetti di formazione già avviati. La messa a disposizione degli strumenti di IA generativa da parte degli utenti si è piazzata al secondo posto (50% in corso, 38% appena iniziati). Entrambe le aree potrebbero essere considerate legate alla tecnologia pura, e quindi rappresentare il motivo per cui i leader tech sono più propensi di quelli non IT ad avere progetti già avviati. Tuttavia, sempre secondo l’indagine, i top manager non tecnologici sono molto più propensi a iniziare a lavorare sulla definizione di policy e linee guida [in inglese] per l’intelligenza artificiale generativa rispetto ai responsabili IT (65% contro 42%), o sull’identificazione di casi d’uso (59% contro 38%). Il settore che ha più probabilità di aver già identificato le possibili applicazioni è quello della vendita al dettaglio (49%), davanti a quello tecnologico e manifatturiero (42%), con i servizi finanziari (32%) all’ultimo posto. Gli investimenti per l’IA generativa Alla domanda su quali aree la loro azienda investirà nell’IA quest’anno, solo uno degli intervistati (un dirigente IT di un’industria manifatturiera, di produzione o di distribuzione) ha risposto “da nessuna parte”. Il 76% del campione prevede di spendere in applicazioni abilitate all’intelligenza artificiale, mentre il 68% prevede di aggiungere personale per ruoli collegati, quali data scientist o prompt engineer. Inoltre, il 68% aumenterà la spesa per la sicurezza, il 55% quella per il cloud legato all’intelligenza artificiale e il 51% aggiornerà l’infrastruttura per sostenere i nuovi carichi di lavoro necessari. Le aziende più piccole vedono una maggiore necessità di spendere per la sicurezza legata all’IA (72% contro 63%). Anche i piani di spesa dei responsabili IT e non IT presentano alcune discrepanze, con i primi che vedono la maggiore necessità di spesa per le applicazioni abilitate all’IA (79% vs 65%), per l’organico collegato (69% vs 63%) e la sicurezza (70% vs 57%). I leader non tech sono, invece, più propensi a spendere in servizi cloud (69% contro 51%) e aggiornamenti dell’infrastruttura (59% contro 49%). Foundry ha condotto il sondaggio all’inizio di luglio, chiedendo ai dirigenti senior quali fossero le loro intenzioni e il loro utilizzo relativi all’intelligenza artificiale generativa. Dei 447 intervistati, il 90% ricopre ruoli di livello C (CEO, CIO, CTO, CSO, CISO). Gli altri intervistati sono manager, direttori o vice president. Le aziende coinvolte operano principalmente nel settore manifatturiero, della produzione, della distribuzione, della vendita al dettaglio o dei servizi finanziari e il numero medio di dipendenti è di 3.750 unità. Contenuti correlati In primo piano IA e supply chain: ecco che cosa sta già funzionando bene Sebbene la condivisione dei dati rimanga ancora una difficoltà, molte aziende traggono già vantaggio da due cose fondamentali che l’IA, già oggi, fa per la gestione della supply chain. 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